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Padrone.

La scrivania è la sua cuccia. Sono guai, se si fa trovare in giro. Il contratto è la lunghezza del suo guinzaglio. Il collare? Lo stipendio: più si stringe e più lo strozza. Fido, Laika, Fufi, Poldo. Macché! Il suo nome è 12. È scritto sul cartellino per la timbratura. Il padrone alza la voce. Lui abbassa lo sguardo. Il padrone lancia un’idea. Lui corre, la intercetta, e senza annusare gliela riporta. Se a un uomo togli la possibilità di essere uomo, non hai più un uomo. Hai... «Hai un cane in casa?» Chiedono al padrone. «Io non ho un cane. A casa ho Valentino». Veste alla moda. Storce il naso sulla ciotola. Frigna sotto la credenza. Fa i capricci quando è a passeggio. Dà preoccupazioni quando non la fa. Lo psicologo dice che ha bisogno di vacanza. In famiglia gli fanno da guardia. Da gli altri. E da sé stesso. Se a un cane togli la possibilità di essere cane, non hai più un cane. Hai un padrone.

Posizione.

Là dove c’è una rendita di posizione c’è una posizione immobile. Là dove c’è una ferma disposizione ci sono posizioni che traballano. Là dove c’è una guerra di posizione c’è Risiko. Là dove c’è una posizione di attenti e una di riposo c’è una caserma. Là dove c’è una posizione in graduatoria c’è una posizione precaria in cerca di una posizione fissa. Là dove c’è una posizione di testa c’è un testardo. Là dove c’è una posizione di cuore c’è un colpo di testa. Là dove c’è una posizione social c’è un’azienda che prende posizione. Là dove c’è una presa di posizione c’è un’uscita allo scoperto. Là dove c’è assumere una posizione non c’è un datore di lavoro, ma il tuo fisioterapista. Là dove si gode di una propria posizione c’è il Kamasutra.

Posto.

Là dove c’è un posto di blocco ci sono i mitra alzati degli abbaglianti. Là dove c’è un posto libero c’è sempre qualcuno disposto a fregartelo. Là dove c’è un posto vacante c’è qualcosa che non funziona nel posto. Là dove dopo mesi di lavoro c’è ancora qualcosa da mettere a posto o c’è il perfezionista con qualche rotella fuoriposto o c’è Steve Jobs. Là dove c’è un posto d’onore c’è stato un onere pagato per una vita intera. Là dove non c’è il tuo segnaposto non hai ancora pagato tutti gli oneri alla vita. Là dove c’è un posto incantevole c’è il volantino di un’agenzia viaggi. Là dove oggi c’è una monoposto nelle ultime posizioni una volta c’era una macchina che vinceva.

Pragmatismo.

L'officina degli automi. Produzione di vita in serie. I nuovi stordimenti del progresso. Poi, se accusate dei disturbi, ci sono sempre i coadiuvanti. Il pronto soccorso per chi è finito sul bordo della vita. Li avete creati voi i farmaci. Voi, pragmatici. Che al posto dell'ombra avete la realtà appiccicata addosso. E guai se vi abbandona, nemmeno di notte. Che cosa vi accade durante il sonno? Che triste è l’uomo senza la sagoma della vita. In un mondo senza sogni le rondini si metterebbero a scavare. Pragmatismo. La passerella della psiche. Sfilata di risultati appariscenti. I nuovi modelli della collezione Vanità-Intelligenza. Poi, se vi sentite fuori giri, ci sono sempre gli specialisti. Il pozzo ascoltatore senza fondo dove cercare la Luna. Li avete inventati voi, i consulenti. Voi, pragmatici. Che invece dei ricordi avete i bilanci. E al posto delle speranze, i finanziamenti. Formulate risposte che non hanno bisogno di domande. E avete smesso di vedere perché – dite – è già tutto certificato. Ci volete togliere lo sguardo? Che triste è la vita senza gli orizzonti dell’uomo. In un mondo senza immaginazione il televisore si metterebbe a sognare.

Pratica.

A forza di fare pratica nei social il praticantato della socialcrazia si è trovato intrappolato nelle proprie mani sempre più digitali. Del resto, certe cose s’imparano solo praticamente, senza più tanti giri di giostra, in teoria. Perché alla fine, la sfida lanciata dalla digitalizzazione è sì mettere in pratica quello che si è imparato in passato dalle teorie degli influencer. Ma se gli influencer ora sono il passato che cosa aspettarsi nel prossimo futuro. Nel marketing non si sa più che mucca mungere. E nemmeno che squalo cacciare. Così, aprire una nuova pratica con il manuale di un teorico può sembrare una scelta impraticabile. Ma visti i tempi sempre più obsolescenti della digitalizzazione è una pratica da sbrigare e da archiviare nel giro di 208 pagine, tenute insieme dal filo di refe più che dal filo del discorso. In pratica, parla di sé stesso al passato.

Professionalità.

A forza di fare i test sierologici con le metriche per controllare lo stato di salute del business, si è perso il controllo dei contagi tra i 60 milioni di congiunti. Il virus della professionalità è diventato una pandemia nazionale. Ogni corso intensivo o manuale fresco di stampa è un suo focolaio. Se la possiedi hai una certa statura. A quelle altezze la professionalità è posticcia: una finzione che funziona, una finta predisposizione al sapere fare, una macchina programmata su «Sì» preimpostati. La professionalità è monotona. Sta lì, composta al suo posto, senza sbavature, nemmeno un pelo fuori posto o un capello fuori chioma. Ha raggiunto una maturità senza maturazione. Segue un protocollo professionale. Il nodo alla gola è ben stretto, la gonna non fa una piega, la scarpa sa di argenteria rigenerata. La professionalità è un’uniforme. Non cambia mai nella sostanza: la professionalità è formattata. Non mostra mai sussulti di emozione, tumulti di reazione, errori di perfezione. La professionalità è fredda. Ti porta a cercare quello che vuole farti trovare. La professionalità è sospetta. La sua intelligenza artificiosa uccide la naturalezza, la nostra intelligenza assortita.

L'addizionario.

Tra tante parole, una parola ogni tanto.

DOLCE ATTESA.

La scrittura è la causa di un pensiero, la conseguenza è la scelta delle parole. Il pensiero trapela attraverso la parola, ma per farlo deve avere lo stesso calibro. Definire efficace qualcosa è un pessimo esempio di scelta e un pensiero non calibrato. Quindi, è necessario partire dalle conseguenze per correggere la causa. Cambiato il vocabolario, cambierà anche la scrittura. È uno degli argomenti della lezione 1 del corso Anatomia della scrittura. Scrivimi a questo indirizzo pancione@mamyadv.com o chiamami a questo numero 338 5322126. Sarà un piacere per me presentarti le 10 lezioni.